La riforma del Terzo Settore
A seguito dell’approvazione della legge delega 106/2016 per la riforma del Terzo Settore, il 03.07.2017 è entrato in vigore il Codice del Terzo Settore.
Con il riordino effettuato, vengono abrogate diverse normative: quella sul volontariato (266/1991), quella sulle associazioni di promozione sociale (383/2000), oltre che buona parte della “legge sulle Onlus” (460/1997).
Inoltre, vengono raggruppate in un solo testo tutte le tipologie di quelli che ora si dovranno chiamare Enti del Terzo settore (Ets): organizzazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale, imprese sociali (incluse le cooperative sociali), enti filantropici, reti associative, società di mutuo soccorso, altri enti (associazioni riconosciute e non, fondazioni, enti di carattere privato senza scopo di lucro diversi dalle società).
Gli Ets dovranno iscriversi al Registro unico nazionale del Terzo settore che sostituirà i vari elenchi oggi esistenti e che avrà sede presso il Ministero delle Politiche Sociali, ma sarà gestito e aggiornato a livello regionale. Viene inoltre costituito, presso lo stesso Ministero, il Consiglio nazionale del Terzo settore, nuovo organismo di una trentina di componenti (senza alcun compenso) che sarà tra l’altro l’organo consultivo per l’armonizzazione legislativa dell’intera materia.
Infine, vengono definite in un unico elenco le “attività di interesse generale per il perseguimento, senza scopo di lucro, di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale” che “in via esclusiva o principale” sono esercitate dagli Ets.
Un elenco aggiornabile che riordina appunto le attività consuete del non profit (dalla sanità all’assistenza, dall’istruzione all’ambiente) e ne aggiunge alcune emerse negli ultimi anni (housing, agricoltura sociale, legalità, commercio equo, ecc.).
Gli Ets saranno tenuti al rispetto di vari obblighi (riguardanti la democrazia interna, la trasparenza nei bilanci, i rapporti di lavoro e i relativi stipendi, l’assicurazione dei volontari, la destinazione degli eventuali utili), ma potranno accedere anche a una serie di esenzioni e vantaggi economici (circa 200 milioni nei prossimi tre anni).